Serve ricordarci, attraverso una giornata celebrativa, l’importanza dell’alimentazione?
Evidentemente si. Visto che dopo un secolo di convinzioni – costruite ad hoc da industrie che hanno basato il loro fatturato su falsi miti e false informazioni – siamo finiti noi stessi a convincerci che, in fondo in fondo, siano delle verità.
Il 16 ottobre, allora, gli alunni del liceo scientifico, delle scienze umane e dell’IPSASR dell’Istituto Scolastico Ettore Majorana di Genzano di Lucana (PZ) sono chiamati a ricostruire una nuova autenticità.
E in un convegno che vedrà l’intervento del Presidente di Anfosc – Roberto Rubino – lo stimolo sarà proprio la sana alimentazione, lo spreco e la tradizione alimentare.
Ma perché affidare proprio ai giovani questo annoso fardello di ricerca del vero? Loro che sono nati in un’epoca dove le tradizioni alimentari sembrano essere diventate retaggio solo di un vago ricordo degli anziani, come possono farsi custodi di una storia che neppure hanno mai vissuto e che, con molta probabilità, non studieranno mai tra i banchi di scuola?
Perché il perno che oggi può segnare davvero l’ago della bilancia può essere affidato solo e soltanto alle giovani leve. Bisogna stimolare nelle loro menti una nuova cultura, è questo il primo passo verso una reale consapevolezza alimentare. E riconoscere, così, ad esempio, che si chiama spreco alimentare quello che ogni giorno prende vita tra le mensole delle nostre cucine che strabordano di ogni cosa.
Interi scaffali riempiti con una coscienza – spesso più genitoriale – che si fa pulita se in bella vista, poi, si scorge qualche simbolo bio tra la moltitudine di confezioni dalle immagini rassicuranti di prati e animali sorridenti.
Ma quanto quella fogliolina verde sia, poi, anche simbolo di un’alimentazione sana è difficile da comprenderlo.
E la colpa – se di colpa si può parlare – non è, di certo, di una generazione la cui educazione sembra essere stata costruita a suon di slogan pubblicitari che nulla hanno a che fare con la vera e sana alimentazione
Di buono c’è, però, che stimolare menti così giovani potrebbe davvero fare la differenza contro una simile impalcatura. Demolire per costruire. Perché tutto parte da loro, che sono in grado di comunicare con i nuovi e moderni strumenti social, da loro che tengono banco tra i corridoi del supermercato mentre riempiono il carrello con i loro genitori. Parte da chi, un giorno, dovrà poi trasferire la tradizione culinaria di oggi.
E per farlo dovranno però averla questa tradizione se non vogliamo che tutto si trasformi sotto forma di una sterile strategia di marketing. Con la seconda fase del programma della giornata – riservata agli alunni IPSAR professionale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale – verranno così poste anche le fondamenta pratiche per crearla. Alle 10.30 verrà inaugurato il laboratorio del cibo e a seguire un’analisi sensoriale di prodotti gastronomici.
Iniziamo dal primo mattoncino.